I benandanti by Carlo Ginzburg

I benandanti by Carlo Ginzburg

autore:Carlo Ginzburg [Ginzburg, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


4. Alcuni tra i benandanti incontrati fin qui - il Gasparutto, la Basili, Toffolo di Buri - dichiaravano di lottare con streghe e stregoni per allontanare le malie dai bambini. Questa capacità di scacciare gli influssi maligni e di guarire i bambini stregati si spiegava unicamente alla luce dei poteri straordinari dei benandanti: primo fra tutti, quello di «uscir fuori» la notte a combattere con streghe e stregoni. Ma in realtà, la lotta con gli stregoni come rito propiziatore della fertilità, che costituisce per noi l’elemento più interessante, addirittura il nucleo centrale di queste credenze, non riuscì mai a imporsi veramente al di là della cerchia ristretta dei benandanti stessi. Essa rimase sullo sfondo, come una finalità esoterìca. Già nei primi anni del ‘600

due elementi individuavano i benandanti agli occhi dei contadini e degli artigiani che ne costituivano la clientela: la capacità di curare le vittime delle malie e quella di riconoscere le streghe. Il primo dato era, in fondo, poco caratterizzante. In quest’età le campagne d’Italia, d’Europa, formicolavano di guaritori, maliarde, fattucchiere, che con l’aiuto di unguenti e impiastri conditi di sortilegi e preghiere superstiziose curavano ogni sorta di malattie; e i benandanti si confondevano senza dubbio in queste file eterogenee e variopinte. Ma si trattava di un’assimilazione pericolosa, che li esponeva al rischio delle persecuzioni del Sant’Uffizio. La facoltà di guarire individui affatturati, in particolare, era considerata indizio probabile di stregoneria.

«Qui scit sanare scit destruere», afferma categoricamente una donna chiamata a deporre in un processo tenutosi nel 1499 dinanzi all’Inquisizione modenese (21).

Come a conferma di quest’assioma, la maggior parte delle streghe confesse asserivano di affatturare i bambini che poi guarivano in cambio di piccole somme o di ricompense in natura (22). Era forte, quindi, la tentazione di vedere nei benandanti-guaritori degli stregoni «buoni», ma pur sempre stregoni - come li definiva il parroco di Brazzano, ripensando ai colloqui avuti con Paolo Gasparutto (come si vede, fin da allora il mito era contrassegnato da un’intrinseca debolezza). Il secondo elemento la facoltà di riconoscere le streghe - agiva invece, ovviamente, in senso contrario all’assimilazione anzidetta, soprattutto perché determinava un’ostilità clamorosa e “reale”

(parallela all’ostilità “sognata” dai benandanti) tra i singoli benandanti e le singole streghe, o presunte tali. Ma non anticipiamo. Per ora, basterà notare che sono queste due spinte contraddittorie, insieme all’altra già notata, esercitata dagli inquisitori nel senso dell’identificazione dei benandanti con gli stregoni, a modellare in questi decenni lo sviluppo delle credenze che stiamo esaminando.



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